Usedom

Il mare è di antracite, quasi nero.

Il panorama sembra una foto passata al computer in toni di grigio.

Siamo ad agosto e ci sono quindici gradi. Quest’imitazione d’estate mi deprime da un lato e dall’altro mi incuriosisce.

La Rimini del nord si offre con la sua passeggiata su alberghi in stili diversi ma tutti più o meno gradevoli.

I tedeschi camminano lenti a piedi o in bicicletta, qualcuno con l’aria incazzata, qualcuno con l’aria assente e altri con in faccia un sorriso ebete da bambini timidi al luna park.

Si mangiano aringhe fritte o in salamoia e ti domandi se un solo angolo, un solo scorcio di tutto quel che vedi ci sia stata, ci sia o ci sarà una scintilla di felicità.

E’ un mondo ovattato dove le aiuole dei giardini sono perfette e corvi grandi come galline gracchiano.

Il sentiero che porta in Polonia si perde a vista d’occhio in una cupola d’alberi e in una striscia d’ombra. A piedi ci vogliono poco più di trenta minuti per arrivarci. Il confine. Una larga striscia di sabbia con ai lati due logori steccati. Da una parte i tedeschi, dall’altra i polacchi. Nessuna via di mezzo. Ma qui tutto è silente, i sorrisi e le buone maniere sono piacevole e muta cenere che copre tizzoni mai spenti del tutto e si ha la netta sensazione siano pronti a liberarsi d’improvviso in altissime fiamme.

30 agosto

il mare si è calmato ed ha ripreso un colore quasi mediterraneo. Sembrerebbe una giornata d’estate se i venti gradi e il vento del nord, seppur leggero, non mi costringessero ad indossare una felpa.

Mi pare d’aver visto tutto quello che c’era da vedere, non molto in verità: un ingannevole mondo incantato, vecchi ad invecchiare sulle panchine e la sera a dondolarsi tutti insieme al ritmo d’una musica infantile, biciclisti in perenne pedalare per chissà dove, umido e vento, una spiaggia infinita che oltrepassa il confine senza dogane e aringhe in tutte le salse. E’ il fertile suole dove possa nascere e crescere la noia, mortale e pericolosa noia.

Allora perché non traspare da questi volti smunti d’età o paonazzi di birra?

Perché sembrano così soddisfatti mentre aspettano la morte?

Perché tanta serenità mentre sembrano dire “Ecco ho compiuto il mio dovere e adesso mi consegno alla fine”?

31 agosto

L’0rizzonte ruba sfumature di luci a tramonti lontani.

Il mare qui è senza tramonti.

E questa mattina non ho visto l’alba. E’ troppo freddo il mare perché il sole s’immerga.

Più tardi ci sono venti gradi e sembra estate. La spiaggia di mattina è un deserto fragoroso di onde e gabbiani sospesi a mezz’aria sul vento del nord. Tutto mi rilassa anche se c’è sempre qualche brivido di freddo sotto il maglione di lana.

Oggi parto, torno a casa, a Berlino.

Che cosa mi porto dietro?

Gli spazi, il silenzio, il vento, il sorriso ebete dei villeggianti e un cattivo odore d’aringhe affumicate.

Mi aspettavo di più?

E’ quello che mi aspettavo che in fondo non mi è piaciuto.

Berlino mi accoglie senza sorrisi ma con sincera disposizione.